Michelangelo Merisi da Caravaggio: CANESTRA DI FRUTTA – 1599
olio su tela cm. 47×62
Michelangelo Merisi da Caravaggio dipinse la famosa “Canestra di frutta” probabilmente intorno all’anno 1599. L’opera fu acquistata dal cardinale Federico Borromeo nel 1607 che la donò alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano in cui è custodita ancora oggi.
Da recenti indagini si è avuta la conferma che l’artista, per questo dipinto, abbia usato una tela di recupero, come usava fare a causa delle ristrettezze economiche in cui versava in età giovanile, prima che entrasse sotto la protezione del cardinale. Il Borromeo avrebbe desiderato un dipinto simile da affiancare alla Canestra, ma non ne trovò alcuno e scrisse: “…poiché nessuna raggiungeva la bellezza di questa e la sua incomparabile eccellenza, è rimasta solitaria”.
Il canestro, realizzato con rigore analitico, contiene frutti e foglie di diverse stagioni.
In questo dipinto la natura morta diventa protagonista, con difficoltà pari a qualsiasi dipinto di fiori o di figure, come ebbe a dire lo stesso Caravaggio: “ …tanta manifattura gli era fare un quadro buono di fiori come figure”. Nel Rinascimento infatti la figura umana era in alto nella scala dei valori artistici, mentre la natura morta era relegata agli ultimi posti. La Canestra di Caravaggio cancella questa distinzione.
Il canestro sporge lievemente dalla mensola su cui probabilmente è posto, creando un effetto tridimensionale e quasi di precarietà. Questo dettaglio, così come l’esposizione di frutti bacati e foglie intaccate dalle malattie o appassite, insieme a frutti e foglie rigogliosi, simboleggia la “vanitas” umana, ossia, il richiamo alla circolarità della natura, allo scorrere del tempo e alla caducità della vita.
Con quest’opera Caravaggio, alla fine del 1500, fu davvero iniziatore e innovatore del concetto di natura morta. Niente di simile si era visto fino ad allora, tanto che il pittore fu attaccato da diverse critiche, ma tanta bellezza quietò anche i più resistenti.
Per tutti questi motivi, la “Canestra di frutta” è stata definita la prima natura morta del Seicento.
Opera realizzata su richiesta del committente.